Il tema della visita è la privazione, l’esclusione, non
lontana da quella di uno che oggi non ha Facebook, ma
che nella vita di Dante si manifesta sotto forma di un
esilio drammaticamente generato dall’ingiustizia e dalla
diffamazione. Il percorso, che parte dal monumento
dantesco di piazza Santa Croce, prende origine dalla
riflessione sulla differenza tra l’iconografia medievale
giottesca con quella successiva, che dal Rinascimento
giunge ai giorni nostri, per fare luce sui motivi che
l’hanno generata. Il conflitto dei guelfi Bianchi con i
Neri, raccontato attraverso i luoghi cittadini medievali a
noi rimasti e le lapidi dantesche della città, sta alla base
dell’esilio del cittadino fiorentino poeta che ha messo
da parte il talento letterario per votarsi alla famiglia e
alla politica. Costretto dalle esigenze precarie di tale
estrema esclusione, reietto in cerca di dimora, deve
tornare a scrivere per guadagnarsi il pane e per fare
un’opera degna della sua umanità: vuole riabilitare la
sua fama infangata, far pentire i fiorentini per non aver
preteso il suo rientro. Non ha altra via per fare ritorno a
Firenze: fedele alla giustizia, la scrittura resta la sua
unica possibilità di redenzione. Dopo il tentativo
trattatistico filosofico del Convivio, più intellettuale e
distaccato, che lascia incompiuto, toccato dai sensi
torna di nuovo alla poesia che si nutre della linfa del
condannato Stilnovo giovanile. Pellegrino, troverà la sua
patria più ampia: la Commedia non è una pia catechesi
ma il frutto del suo esilio, la vita stessa, una selva oscura
che Dante supera con quella forza, che lo muove e lo
sfonda da dentro, generata come un figlio dall’amata.

Al racconto storico si alternano brani scritti del poeta
che fanno da coro alla sua vita, soprattutto tratti dalla
Commedia citata par coeur.